Si tratta di un'ulteriore dimostrazione della grande importanza che riveste la trasparenza delle sperimentazioni cliniche richiesta a gran voce dall'iniziativa Alltrials. Invitiamo chi non l'avesse ancora fatto, a firmare la petizione su www.alltrials.net
Di seguito riportiamo un articolo scritto proprio dal professor Kirsch pubblicato sull'edizione americana dell'Huffington Post in cui racconta la vicenda e le clamorose scoperte della sua ricerca.
Il professore Irving Kirsch |
Si ritiene
che gli antidepressivi siano la panacea per il trattamento della depressione. Ma
lo sono veramente? Era quello che pensavo. In veste di psicologo clinico, era
mia abitudine inviare i clienti depressi ai colleghi psichiatri, affinchè gli
fossero prescritti gli antidepressivi. Ma nel corso dell’ultimo decennio, i
ricercatori hanno evidenziato che gli antidepressivi non sono la bacchetta
magica per la risoluzione della depressione. Sembra proprio che siamo stati
fuorviati. La depressione non è un disturbo del cervello e i prodotti chimici
non sono in grado di curarla.
La mia
consapevolezza che i trattamenti chimici della depressione siano una sorta di
mito cominciò nel 1998, quando Guy Sapirstein ed io cominciammo a lavorare per
valutare l’effetto placebo nel trattamento della depressione. Invece di
impostare uno studio nuovo di zecca, decidemmo di raccogliere i risultati di
studi precedenti in cui i placebo erano stati usati per trattare la depressione
e di analizzarli insieme. Ciò che facemmo è noto come meta-analisi ed è una
strategia di uso comune per dare un significato ai dati, quando un gran numero
di studi sono stati eseguiti per rispondere ad una particolare domanda.
Non è comune per uno studio focalizzarsi sull’effetto placebo o sull’effetto del semplice passare del tempo, in questo ambito. Quindi dove avremmo potuto trovare i dati riguardanti l’effetto placebo e gli effetti della strategia in assenza di trattamento farmacologico? Trovammo i nostri dati sull’effetto placebo negli studi clinici riguardanti gli antidepressivi. Alla fine dei conti, analizzammo 38 trial clinici pubblicati, per un totale di più di 3000 pazienti depressi. Ciò che scoprimmo si rivelò una grande sorpresa. Emerse che il 75% dell’effetto dei farmaci antidepressivi era prodotto anche dal placebo – pillole di zucchero senza alcun ingrediente attivo, che sono usate per controllare gli effetti della speranza e dell’aspettativa nei trial clinici. In altre parole, la gran parte del miglioramento visto nei pazienti trattati con antidepressivo era un effetto placebo.
Non è comune per uno studio focalizzarsi sull’effetto placebo o sull’effetto del semplice passare del tempo, in questo ambito. Quindi dove avremmo potuto trovare i dati riguardanti l’effetto placebo e gli effetti della strategia in assenza di trattamento farmacologico? Trovammo i nostri dati sull’effetto placebo negli studi clinici riguardanti gli antidepressivi. Alla fine dei conti, analizzammo 38 trial clinici pubblicati, per un totale di più di 3000 pazienti depressi. Ciò che scoprimmo si rivelò una grande sorpresa. Emerse che il 75% dell’effetto dei farmaci antidepressivi era prodotto anche dal placebo – pillole di zucchero senza alcun ingrediente attivo, che sono usate per controllare gli effetti della speranza e dell’aspettativa nei trial clinici. In altre parole, la gran parte del miglioramento visto nei pazienti trattati con antidepressivo era un effetto placebo.
Ancora
peggio, sembrò che anche il più piccolo effetto apparentemente dovuto al
farmaco fosse in realtà un effetto placebo. Si riteneva che questi studi
fossero condotti in doppio-cieco. Ossia, né i pazienti né i dottori erano a conoscenza di chi stava assumendo il
vero farmaco o il placebo. Come emerse alla fine, molti di essi furono in grado
di comprendere quale delle due terapie stavano utilizzando, soprattutto quelli
a cui veniva dato il vero farmaco. Gli antidepressivi hanno effetti collaterali
e quando un paziente sperimenta questi effetti indesiderati, sa di essere nel
gruppo del farmaco piuttosto che in quello del placebo. Tale conoscenza
potrebbe essere responsabile del piccolo apparente vantaggio del farmaco
rispetto al placebo.
Come potete
immaginare il nostro studio fu molto controverso. Questi antidepressivi (che
ammontano a circa il 15% di tutte le prescrizioni negli USA) come avrebbero
potuto essere dei placebo? I farmaci che avevamo studiato erano stati approvati
dalla FDA. Se fossero stati semplicemente dei placebo, come mai la FDA li approvò?
Per
rispondere a queste domande, i miei colleghi ed io facemmo ricorso al Freedom
of Information Act per poter disporre dei dati che le aziende farmaceutiche
avevano inviato alla FDA durante il procedimento per ottenere l’approvazione
dei loro farmaci. Ciò che scoprimmo fu forse più scioccante di quanto aveva
messo in evidenza il nostro studio del 1998. La differenza tra il farmaco e il
placebo era ancora più esigua nei dati inviati alla FDA rispetto a quanto
pubblicato in letteratura. Più della metà dei trial clinici sponsorizzati dalle
aziende farmaceutiche mostrarono che non vi era alcuna differenza significativa
tra farmaco e placebo. Ciò che essi evidenziavano era una differenza in effetti
indesiderati , come nausea e disfunzioni sessuali, prodotti dagli
antidepressivi; e la FDA
più tardi determinò come gli SSRI (selective serotonin reuptake inhibitors -
inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), la classe di
antidepressivi di uso più comune, in realtà aumentassero il rischio di suicidio
nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti.
Quindi,
perchè mai la FDA
avrebbe dovuto approvare questi farmaci? Ciò che richiedono è semplicemente che
ci siano due trial (sperimentazioni cliniche) che mostrino una differenza
statistica tra farmaco e placebo. L'azienda farmaceutica potrebbe aver condotto
10 trial e la maggior parte di essi potrebbe aver fallito nel mostrare
risultati positivi. Tuttavia, se anche solo due trial dovessero aver successo, l’antidepressivo può essere
approvato. E anche in questi due trial risultati positivi, non importa quanto
sia evidente l’effetto dei farmaci. Potrebbe anche essere così piccolo da non
modificare per nulla la vita delle persone. Non deve essere clinicamente
significativo; deve semplicemente essere statisticamente significativo.
Per fortuna
ci sono alternative al trattamento con farmaci pericolosi ma ampiamente inefficaci.
La psicoterapia funziona e alcuni tipi di terapia si sono dimostrati molto più
efficaci degli antidepressivi nel lungo periodo. Anche l’esercizio fisico
funziona e, almeno per le persone con forme depressive lievi, ci sono dei libri
di auto-aiuto, come Feeling Good, di David Burns, che sono stati testati in
trial clinici, risultando efficaci. Quindi, se ti senti un giù di morale,
potresti non aver bisogno di prendere delle compresse per sentirti meglio. Piuttosto,
parla con il tuo dottore riguardo a trattamenti alternativi più sicuri ed
efficaci.
Irving Kirsch è Professore di Psicologia presso l’Harvard Medical School negli Stati Uniti, all’Università di Plymouth nel Regno Unito ed autore del libro pubblicato in Italia nel 2012 da Tecniche Nuove, "I farmaci antidepressivi: il crollo di un mito"
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